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“La recente legge sull’ex Ilva che ha concesso lo scudo penale ed amministrativo viola diversi articoli della Costituzione ed è in contrasto con il punto 42 della direttiva Ue sull’inquinamento industriale n.75 del 2010 e l’articolo 7 della direttiva UE sulle emissioni industriali (Ied) n. 99 del 2008. Viola palesemente entrambe le direttive poiché va in senso diametralmente opposto, rendendo le sanzioni inefficaci e incoraggiano la violazione reiterata delle prescrizioni”. Lo sottolinea l’associazione Genitori Tarantini, aggiungendo che “il giudice in questi casi ha il potere-dovere di disapplicare la legge nazionale ove ritenga palese il contrasto della legge nazionale con le direttive europee. Se invece ha dei dubbi ha l’obbligo di sollevare la questione pregiudiziale dinanzi alla Corte di Giustizia Europea. E’ esattamente quello che ha fatto il Tribunale di Milano che, accogliendo la richiesta dei nostri difensori in merito all’azione inibitoria collettiva promossa contro l’ex Ilva, ha rimesso alla Corte di Giustizia Ue la decisione sulla compatibilità di alcune norme dei decreti salva Ilva con la citata direttiva Ied”.

Il movimento di genitori sostiene che “nella famosa sentenza del 2013, nella funzione di giudice della Corte costituzionale, il presidente Mattarella scrisse sulla incostituzionalità di una legge che avesse riconosciuto l’immunità penale a commissari e gestori di Ilva. Memori di ciò, avevamo sperato che il presidente della Repubblica si dissociasse dalle condotte illecite di Governo e Parlamento in merito al DL 5 gennaio 2023, n. 2, ma così non è stato. E questo nonostante un report del Consiglio dei Diritti Umani dell’Onu abbia attestato la trasformazione di Taranto in zona di sacrificio”. Secondo gli attivisti “la recente normativa sull’ex Ilva è un portentoso aiuto in favore della nostre tesi rivolte a dimostrare come sia in atto da anni un comportamento fraudolento di Governi ed imprese per eludere il diritto comunitario. La nostra associazione non si arrende e conta sull’intervento della magistratura e della Giustizia europea. Continuerà in quella sede, la nostra battaglia”.

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