Il Tribunale del Riesame di Bari ha preso una decisione definitiva riguardo Elio Sannicandro, implicato in un’indagine riguardante un sistema di tangenti negli appalti pubblici per il dissesto idrogeologico nella Regione Puglia.
La richiesta di revoca dell’interdizione dai pubblici uffici per 12 mesi è stata rigettata, mantenendo fermo l’accusa verso l’ex direttore generale di Asset Puglia per aver presumibilmente accettato una mazzetta di 60mila euro dall’imprenditore lucerino Antonio Di Carlo, in cambio dell’aggiudicazione di appalti.
L’accusa sostiene che Sannicandro avrebbe favorito Di Carlo nell’aggiudicazione dei lavori pubblici dell’appalto integrato per la progettazione esecutiva e la realizzazione di opere di mitigazione e prevenzione del rischio idraulico, assicurando una gestione degli appalti che andava a vantaggio dell’imprenditore in cambio di denaro.
Le indagini, portate avanti dalla Guardia di Finanza, hanno rivelato un sistema corrotto in cui procedure di gara venivano “addomesticate” e “manipolate”, svelando un quadro di collusione che coinvolge anche altri soggetti indagati per corruzione e turbata libertà degli incanti. Queste rivelazioni gettano una luce oscura su come alcuni lavori pubblici venivano gestiti in Puglia, evidenziando un sistema di favoritismi e scambi illeciti che ha compromesso l’integrità delle procedure di gara.
La decisione del Tribunale del Riesame di mantenere l’interdizione per Sannicandro riafferma la serietà delle accuse a suo carico e sottolinea l’importanza di perseguire la trasparenza e l’equità nelle procedure di assegnazione degli appalti pubblici. Questa vicenda rappresenta un campanello d’allarme per le istituzioni e la società civile sulla necessità di vigilare costantemente contro la corruzione e di lavorare per un sistema più giusto e trasparente.
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