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In sei si trovano ad affrontare il processo per presunte estorsioni addebitate al clan Pesce di Andria.

Il decreto di giudizio immediato, notificato di recente dal gip del Tribunale di Bari Anna Perrelli, coinvolge i fratelli Oscar Davide e Gianluca Pesce, Michela Altomare Caldarone, Giuseppe Loconte, Nicolas Nicolamarino e l’avvocatessa Tiziana Favullo.
Le accuse mosse dal pubblico ministero della Dda Daniela Chimienti comprendono estorsione, sia tentata che consumata, e usura, con l’aggravante di aver agito con metodo mafioso.
Uno degli episodi contestati riguarda una presunta estorsione nei confronti di un agente della polizia municipale coinvolto in un incidente stradale con Michela Altomare. Si afferma che Oscar Davide Pesce abbia minacciato il poliziotto, costringendolo a pagare i danni all’auto della donna senza presentare denuncia all’assicurazione.
L’avvocatessa Favullo, attualmente ai domiciliari, è coinvolta in un presunto prestito usuraio concesso dai Pesce a un giovane commerciante. La madre del ragazzo, preoccupata per le minacce ricevute, si è rivolta a Favullo, la quale ha cercato di mediare un accordo tra le parti.
La difesa dell’avvocatessa sostiene la sua estraneità ai fatti contestati. Il processo inizierà l’8 maggio davanti alla sezione collegiale del Tribunale di Trani.

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