A Bari, un’incredibile vicenda mette in luce la pericolosa sovrapposizione tra autorità e criminalità organizzata e la mancanza di sicurezza per vigili e vigilesse.
Due vigilesse, dopo essere state insultate e minacciate da un automobilista per una multa legata al mancato rispetto di un semaforo rosso, hanno deciso di rivolgersi non alla giustizia ordinaria, ma direttamente a un membro del clan Parisi, con l’intento di vendicarsi.
La loro richiesta? Far rubare l’auto dell’automobilista molesto, una vecchia 600, che poco dopo il loro appello è stata effettivamente sottratta, per poi riapparire lo stesso giorno della denuncia.
Questo episodio è emerso nell’ambito dell’inchiesta “Codice interno”, che ha gettato luce sui legami tra mafia, politica e imprenditoria nella città di Bari, culminando nell’arresto di 130 persone.
La Procura ha sottolineato come l’azione delle due vigilesse dimostri un’incrollabile “riverenza” verso il potere mafioso, tanto da preferire l’intervento di una figura criminale a quello delle istituzioni legalmente riconosciute per risolvere una questione personale. Questo atteggiamento, secondo il pm Fabio Buquicchio, riflette una grave mancanza di rispetto per il loro ruolo e per i principi civici, avvalendosi di metodi mafiosi per una vendetta personale.
La questione solleva preoccupazioni profonde sull’infiltrazione della criminalità organizzata nelle strutture della vita pubblica e cittadina, mettendo in discussione l’integrità di alcuni membri delle forze dell’ordine che, anziché proteggere e servire la comunità, si sono rivolti a metodi criminali per risolvere dispute personali. Questa vicenda evidenzia la necessità di un’indagine più approfondita sulle relazioni tra pubblici ufficiali e organizzazioni criminali, nonché di un rinnovato impegno nell’assicurare che la giustizia e la sicurezza pubblica siano garantite attraverso canali legittimi e trasparenti.
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