Bari: La questione riguarda la condotta di un giornalista, che, nonostante fosse sospeso, avrebbe proseguito la sua attività professionale, entrando in collisione con i principi deontologici che regolano la professione.

Il caso è emerso in seguito a un’indagine condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Bari, che ha portato all’emissione di 130 ordinanze di custodia cautelare in relazione a un’operazione contro la mafia. Tra le vicende indagate, figura quella di un soggetto destinatario delle misure cautelari che avrebbe comunicato a un finanziere il nome del direttore di una testata online, fornendogli informazioni in anteprima su un imminente blitz.

Questo episodio ha sollevato dubbi sulla condotta del giornalista in questione, il quale, nonostante il provvedimento di sospensione dall’Ordine, sarebbe risultato “pienamente attivo” nel suo lavoro, violando così il dovere di lealtà sia nei confronti dei lettori che delle decisioni dell’organismo disciplinare.

L’Ordine dei Giornalisti della Puglia ha preso una posizione ferma, decidendo di segnalare il caso al Consiglio di disciplina territoriale per valutare le implicazioni deontologiche della condotta dell’iscritto. Questo passo riflette la determinazione dell’Ordine a mantenere alti gli standard etici e professionali della categoria, ponendo l’accento sulla necessità di rispettare le regole e le decisioni degli organismi disciplinari.

Il caso segnalato dall’Odg Puglia apre un dibattito più ampio sulla responsabilità dei giornalisti e sull’importanza del rispetto delle regole deontologiche, soprattutto in contesti delicati come quelli legati a indagini giudiziarie e operazioni contro la criminalità organizzata. L’esito delle valutazioni del Consiglio di disciplina sarà cruciale per definire le conseguenze per il giornalista coinvolto e per ribadire l’impegno della professione giornalistica verso principi di integrità e trasparenza.